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Analisi

Ecco come Ibrahimovic ha già cambiato il Milan

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MILANO – Pensare che con l’arrivo di Zlatan Ibrahimovic il Milan abbia risolto tutti i suoi enormi, atavici e continui problemi sarebbe per i rossoneri l’errore più grande da commettere in questo momento. Eppure, l’apporto che il fuoriclasse svedese è già riuscito a fornire alla causa milanista è palese, tanto in campo quanto nello spogliatoio, per non parlare del rinato entusiasmo spopolato tra i tifosi che da quando Ibrahimovic è tornato hanno fatto registrare nelle tre gare casalinghe contro Sampdoria e Udinese in campionato e contro la Spal in Coppa Italia un totale di 120 mila spettatori a San Siro, numeri da vecchio Milan berlusconiano quando scudetti e coppe a Milanello fioccavano in abbondanza.

Cambiamenti

Intendiamoci, il Milan resta una squadra piena di criticità e punti deboli, a partire da una proprietà inadatta a gestire una società di calcio, proseguendo con una dirigenza acerba ed arrivando ad un organico costruito male anche a fronte di svariati milioni di euro spesi ed ora quasi buttati, perché investimenti come quelli di Paquetà o Piatek sono pressoché impossibili da far rientrare, almeno in tempi brevi, vista la totale involuzione dei due calciatori. Eppure, è bastato che Ibrahimovic abbia fatto sentire la sua presenza in campo per incutere timore negli avversari e spronare i propri compagni a fare meglio; tutti (Suso a parte) hanno già beneficiato dell’aiuto dello svedese: Leao assomiglia ora ad un giocatore, Conti e Bennacer hanno più coraggio, Rebic si è addirittura riscoperto bomber decidendo in pieno recupero la sfida con l’Udinese.

Meriti

A proposito del croato, dato ormai per rientrante all’Eintracht Francoforte ed invece risucchiato dal Milan dopo la doppietta contro i friulani: la rete del 3-2 siglata al 92’, il Milan non sarebbe mai riuscito a realizzarla prima dell’arrivo di Ibrahimovic, perché nessuno avrebbe mai lanciato la palla in avanti a pochi secondi dal fischio finale senza i chili, i centimetri e la prestanza del centravanti scandinavo che si è trascinato con sé almeno due difensori avversari, lasciando a Rebic tempo e spazio per battere a rete. Già dalla prima uscita contro la Sampdoria, infatti, la fisicità del campione svedese aveva fatto breccia nell’anemico attacco rossonero, fornendo rifornimenti e sussulti alla manovra in area di rigore. E poi va sottolineata l’importanza di un simile leader nello spogliatoio di Pioli, un gruppo latitante dal punto di vista del carattere e della personalità.

Mentalità

Castillejo ha detto: “Ibrahimovic è il primo ad arrivare a Milanello, se lo fa lui a 38 anni come posso non farlo io?”. Leggasi e dicasi cultura del lavoro, cura del dettaglio e quella parola “massimale” ripetuta da Ibrahimovic come un mantra nella sua conferenza stampa di presentazione; massimale è in gergo pesistico il carico più alto da poter sollevare con una sola ripetizione; ecco, basterebbe che ogni calciatore del Milan si allenasse utilizzando il suo massimale, spingendo al massimo fino ad esaurire anche l’ultima goccia di energia e di fatica, riportando poi lo stesso atteggiamento anche in campo. Basta seguire la guida ed il comportamento di Zlatan Ibrahimovic, metodo che non porterà certo i rossoneri a diventare la squadra migliore in Italia, ma molto probabilmente a migliorarne rendimento e posizione in classifica; bastava così poco, in fondo, bastava farlo un anno prima, ma meglio tardi che mai.

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