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Analisi

Attento Gazidis, ecco perché è complicato imitare l’Atalanta

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MILANO – L’idea è chiara, precisa, teoricamente neanche errata: nella testa di Ivan Gazidis c’è il nerazzurro, che detta così farebbe pensar male calcolando che parliamo dell’amministratore delegato del Milan. L’Inter, chiariamo, non c’entra niente, i nerazzurri in questo caso sono i colori dell’Atalanta, forse la più bella realtà italiana degli ultimi anni, una società che con poche risorse ma tante idee ed altrettanta competenza è riuscita ad arrivare sino ai quarti di finale della Coppa dei Campioni.

Necessità

Cosa fa l’Atalanta? Compra bene, ovvero acquista calciatori di valore a poco prezzo, valorizza e poi rivende ancora meglio, incassando cifre mostruose per gli stessi giocatori presi a costi bassissimi. In fondo, esattamente ciò che servirebbe per mettere a posto le casse del Milan, aumentarne il valore, riportarlo a livelli decenti almeno in serie A (cioè fra le prime quattro del campionato) e permettere così ad Elliott di rivenderlo a cifre più alte senza averci rimesso.

Difficoltà

Peccato, però, che fra le idee di Gazidis e i fatti ci siano numerosi intoppi. Tanto per cominciare, Milano non è Bergamo: all’Atalanta si può programmare senza fretta, si può eventualmente anche sbagliare, si ha tempo di valutare e anche di risolvere i problemi, basti pensare che Gian Piero Gasperini al suo primo anno in nerazzurro (concluso col quarto posto e 72 punti) aveva cominciato la stagione con una vittoria e 4 sconfitte nelle prime 5 giornate, un ruolino di marcia che al Milan sarebbe valso se non un esonero quantomeno una fortissima contestazione.

Programmazione

Come se non bastasse, poi, l’Atalanta ha costruito negli anni (non improvvisando, quindi) una rete di osservatori, dirigenti e uomini chiave che hanno potuto determinare la macchina quasi perfetta che tutta Europa ammira adesso. Gasperini, in fondo, è “solo” il macchinista di un treno costruito per viaggiare spedito in una direzione già fissata. Al Milan, viceversa, si naviga a vista, si cambiano dirigenti come le camicie, allenatori come i calzini, si punta su una filosofia che puntualmente viene sconfessata il giorno dopo.

Incongruenze

Il Milan, oltre ad essere un mondo troppo diverso da quello atalantino, ha optato poi per una linea verde con ingaggi bassi ed età media di 23-24 anni, altra differenza col club bergamasco che offre anche esperienza con i vari Gomez, Ilicic, Zapata e compagnia cantante. Infine, occhio agli obiettivi: perché se è vero che oggi i tifosi milanisti pagherebbero oro un quarto posto, dopo qualche anno i semplici piazzamenti non basterebbero più al popolo rossonero, al contrario di quello atalantino che sta vivendo un sogno che appariva irrealizzabile dopo tante salvezze e tanta serie B.

Copie

Il Milan ad oggi non ha programmazione, parla di linea giovane, di modelli da seguire, ma al contempo di fretta per raggiungere traguardi importanti. Non ha pazienza né coi calciatori (vedi Piatek e Paquetà) e né con gli allenatori, la parte sportiva della dirigenza non è ascoltata dalla proprietà, mentre all’Atalanta Percassi si fida ciecamente di Sartori, deus ex machina dei nerazzurri. Caro Gazidis, scimmiottare semplicemente il progetto atalantino potrebbe essere l’ennesimo castello di carte che viene giù con un soffio e al Milan attualmente serve davvero tutt’altro.

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