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Analisi

Milan: la strada di Rangnick è tutta in salita

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MILANO – Un anno fa, o poco meno, l’Inter presentava Antonio Conte fra l’eccitazione di una parte di tifosi che sognava il ritorno dei nerazzurri a grandi livelli e fra lo scetticismo di altri che rimproveravano al tecnico pugliese il suo glorioso passato juventino. Oggi il Milan si prepara ad annunciare il suo nuovo allenatore, il tedesco Ralf Rangnick, per il quale la piazza rossonera si appresta a fornire un’accoglienza tutt’altro che simpatica, un benvenuto per nulla incoraggiante verso un tecnico all’esordio nel campionato italiano.

Frizioni
Scorrendo i social network, infatti, si evince come il popolo milanista sia furente per l’imminente ingaggio di Rangnick ed i motivi sono molteplici. Tanto per cominciare, il pubblico del Milan non ha apprezzato le dichiarazioni del tedesco su un suo possibile arrivo a Milano e nelle quali ha parlato di poteri decisionali, di apprezzare i rossoneri ma senza che il suo incarico diventi una missione suicida. Da qui le risposte piccate di Paolo Maldini, precedute da quelle di Zvonimir Boban di qualche mese fa che hanno determinato l’addio del dirigente croato.

Scetticismo
E poi il via alle perplessità sul progetto tecnico: Rangnick, così come l’altrettanto poco apprezzato Gazidis, è un fautore del calcio dei giovani, delle squadre costruite seguendo l’ordine della linea verde e degli organici di soli under 25 o quasi. Un ritornello già ascoltato la scorsa estate quando a Milanello era sbarcato Marco Giampaolo, sedotto ed abbandonato in un attimo da una società che fagocita allenatori come fossero noccioline e che sembra navigare a vista, senza avere la minima idea di come rilanciare il Milan, un tempo il club più titolato del mondo ed oggi una semplice comparsa della serie A.

Pericoli
Solo il tempo, naturalmente, dirà se ad aver ragione sarà stata la sfiducia della tifoseria oppure le scelte della società, ma quel che è certo è che Rangnick (se e quando arriverà) dovrà scalare una montagna molto più alta della semplice resurrezione del Milan, che pure è impresa ardua. Il tedesco dovrà avere la personalità ed il carisma per convivere, almeno inizialmente, con una certa ostilità da parte del popolo milanista, di sicuro con tanta diffidenza nei confronti del suo progetto, oltre a dover ricucire lo strappo che le sue frizioni (indirette) con Paolo Maldini hanno creato con la piazza. Presentarsi dopo aver di fatto defenestrato la leggenda del club non è probabilmente il modo migliore per iniziare a lavorare.

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