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Analisi

Cosa sorprende più dell’inarrestabile Milan

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MILANO – Sembra che ora, dopo qualche perplessità iniziale, tutti si stiano accorgendo del Milan, del suo valore e di un primato in classifica che tutto pare fuorché casuale, bensì frutto di lavoro, sacrificio e di una condotta societaria e dirigenziale finalmente oculata e sensata. Tutto nasce, infatti, dalla scelta (seppur criticata) di sollevare Marco Giampaolo dal ruolo di allenatore dopo il completo, totale eppur ampiamente previsto disastro del tecnico abruzzese, rimpiazzato da un Pioli che, dopo un avvio stentato e la scoppola di Bergamo alla vigilia di Natale, ha ingranato la marcia giusta senza più fermarsi e volendo continuare a stupire ancora.

Strategia

Certo, il ritorno di Zlatan Ibrahimovic nel gennaio scorso ha palesemente aiutato l’allenatore rossonero, così come tutta la squadra ha giovato del carisma e della mentalità dello svedese, quindi il resto l’ha fatto Paolo Maldini che, assieme a Frederic Massara e finalmente avallato anche dalla proprietà e da Gazidis, ha impostato la campagna acquisti estiva con intelligenza e raziocinio, puntellando la rosa con elementi giovani come imponevano i diktat societari, ma aggiungendo anche esperienza, in primis con la conferma di Ibrahimovic, giunta subito dopo quella di Pioli e dopo l’accantonamento del rischiosissimo progetto legato al tedesco Rangnick, peraltro al momento ancora disoccupato.

Valori

Da lì in poi la strada è stata in discesa perché il gruppo, stretto ed unito accanto a Pioli e a Ibrahimovic, ha fatto passi da gigante nelle prime 9 giornate del nuovo campionato, inanellando ben 7 successi e 2 pareggi, restando imbattuto e guadagnandosi sul campo la prima vera fuga del torneo, coi rossoneri primi con ben 5 lunghezze di vantaggio sul secondo posto. I meriti della compagine milanista sono molteplici, come l’aver chiuso a doppia mandata la difesa che pare soffrire solo sui calci piazzati avversari, aver trovato un’ottima cerniera di centrocampo composta da Kessie e Bennacer, in attesa della definitiva esplosione di Tonali, per giungere ai rifinitori che assistono alla perfezione quel fuoriclasse di 39 anni che segna ancora come un dannato.

Stupore

E se c’è chi ancora è perplesso e si interroga su quanto possa durare la favola del Milan, la realtà dice che i rossoneri sono ad oggi la miglior squadra d’Italia per rendimento, nonostante tutto ciò sia inaspettato ed imprevedibile alla vigilia. Ma altrettanto vero è che la formazione di Pioli ha sinora superato tutti gli ostacoli con lo stesso piglio e la stessa maturità, dalle gare più abbordabili (Crotone e Spezia) alle insidie più corpose come il derby contro l’Inter e la trasferta di Napoli. Il Milan ha sempre messo le partite sui binari che meglio gli si congegnassero, senza mai soffrire veramente per lunghi tratti delle gare e difficilmente è arrivato al 90′ con più affanno degli avversari, oltre a vincere anche quando Ibrahimovic è stato assente, altro segno di estrema maturità.

Futuro

Il Milan non è certo perfetto, ci mancherebbe, e ancora oggi il confronto con gli organici di Inter, Juventus e probabilmente anche Napoli rimane impietoso, motivo per cui dare i rossoneri come favoriti per lo scudetto appare sempre azzardato. L’impressione, però, è che la compattezza mostrata e l’inevitabile entusiasmo possano aver leggermente appianato le distanze, rinforzando le certezze milaniste e intaccando quelle dei rivali, dapprima indifferenti di fronte alle vittorie rossonere, poi incuriositi ed ora allarmati, come a dire: “Ma mica faranno sul serio quelli là?”.

Serenità

Ecco, l’augurio del popolo del Milan è che questo stato di agitazione possa proseguire, segno che i rossoneri proseguiranno la loro marcia, migliorando e divertendosi, senza troppa pressione e senza l’assillo di un risultato che per qualcuno (vedi Conte e Pirlo) dovrebbe essere normale, mentre per il Milan sta diventando una piacevole scoperta, un’avventura leggera, spensierata ma già terribilmente eccitante per chi da troppo tempo si era abituato ad una dura dieta da deperimento. A Milanello, in fondo, lo scudetto non l’aveva chiesto nessuno.

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