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Analisi

Milan: come va trasformato Rebic

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MILANO – Giudicare le due stagioni al Milan di Ante Rebic non è impresa facile: l’attaccante croato, infatti, ha alternato numeri e momenti da grande giocatore ad altri di indolenza e pigrizia, al punto che Stefano Pioli lo ha messo e tolto dal campo quasi come una spina nella presa elettrica. Nel campionato 2019-2020, Rebic è rimasto a secco per tutto il girone d’andata, poi dalla doppietta all’Udinese alla prima giornata di ritorno non si è più fermato, o quasi, mettendo a segno 11 reti, molte delle quali decisive come lo 0-1 di Brescia o l’1-0 che sbloccò Milan-Roma.

Analogie

Anche in questa stagione, il croato è stato latitante per la prima parte (soltanto un gol all’attivo), per poi riprendersi nel girone di ritorno con 10 reti, fra cui la gemma in casa della Juventus e la tripletta al Torino, tutto in tre giorni. All’occhio balzano così i numeri: 22 reti in serie A, distribuite con una clamorosa sproporzione che dice 21 nel girone di ritorno ed appena una in quello di andata. Il perché è difficile da spiegare, soprattutto quest’anno quando Pioli (a differenza della scorsa annata) lo ha tenuto sempre presente fra i 13-14 titolari della squadra.

Futuro

Il tecnico milanista dovrà così lavorare su Rebic sin dall’inizio della prossima stagione, onde evitare che le statistiche si ripetano e che la punta slava passi in letargo i primi sei mesi e si scateni poi in quelli restanti. Pensate, del resto, a quanto sarebbe devastante il croato se aggiungesse un po’ di continuità alle sue caratteristiche, pesate ad un Rebic formato Juventus-Milan per l’intero campionato: forse non manterrebbe la stessa media gol perché centravanti puro non è, ma certamente garantirebbe un apporto di cui Pioli difficilmente potrebbe fare a meno.

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