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Analisi

Milan: primo mistero su Pellegri

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MILANO – L’arrivo a Milano di Pietro Pellegri ha scatenato i tifosi milanisti fra dubbiosi (il giovane attaccante ha giocato pochissimo negli ultimi tre anni a causa di noie fisiche) ed ottimisti (l’ex genoano era considerato fino al 2018 uno dei talenti più fulgidi del calcio italiano, possibile titolare in futuro della Nazionale) e, pur senza ancora aver messo piede in campo, il centravanti classe 2000 fa già discutere il popolo rossonero che si interroga sulle scelte di Stefano Pioli che lo ha escluso dalla lista Uefa alla pari di Andrea Conti e Samuel Castillejo, entrambi fuori dal progetto tecnico dell’allenatore.

Perplessità

Effettivamente, inserire in lista tre centravanti (Ibrahimovic, Giroud e appunto Pellegri) quando nel modulo tattico del Milan ne gioca uno solo sarebbe potuto sembrare eccessivo ma, come è noto, il fuoriclasse svedese compirà 40 anni il prossimo 3 ottobre e non garantisce una continuità di presenze come in passato e come, del resto, ha confermato anche lo scorso anno quando ha saltato più della metà delle partite disputate dai rossoneri. In più, l’incognita del Covid aleggia sempre sulla testa di tutti e proprio in questo momento proprio Giroud è positivo e Ibrahimovic appena arruolato.

Motivi

Pellegri, dunque, poteva comunque far comodo nella lista europea, tenendo anche conto che è stato inserito, ad esempio, Daniel Maldini che in due anni ha collezionato appena qualche spezzone di partita, spesso a 5 minuti dalla fine, e non per motivi fisici. La motivazione è che il figlio d’arte proviene dal settore giovanile milanista e, come regolamento Uefa impone, almeno 4 elementi della graduatoria devono essere stati allevati in casa e Maldini è il quarto dopo Plizzari, Gabbia e Calabria, con Pioli dunque “obbligato” a selezionarli tutti.

Utilità

Ma è altrettanto palese che il suo ruolo in prima squadra sia del tutto marginale, al contrario di ciò che dovrebbe invece rappresentare Pellegri, scelto dal Milan per fare da alternativa ai due centravanti titolari e finito invece già nelle retrovie. E’ anche complicato, onestamente, fare le pulci alle scelte di Pioli che fra gestione dei ruoli e le già citate norme Uefa si è trovato a dover decidere quasi obbligatoriamente, ma è curioso come il giovane attaccante venga già considerato meno di un’alternativa, seppur solamente in coppa. Se il buongiorno si vede dal mattino…

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