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Analisi

Questo Milan è un capolavoro

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Frasi dette e ridette: chi avrebbe scommesso anche un solo centesimo il 23 dicembre 2019 sul Milan e su Stefano Pioli dopo lo 0-5 incassato a Bergamo contro un’Atalanta che appariva la nuova forza del calcio italiano e che aveva spazzato via la squadra rossonera che toccava allora il punto più basso della sua storia recente? Non è passata un’era geologica da quel giorno, bensì appena due anni e mezzo nei quali tanto il tecnico milanista quanto il club hanno cambiato radicalmente tutto nell’impostazione e, di conseguenza, nei risultati di un Milan che oggi torna sul tetto d’Italia.

Impresa

Dalla sua conferma, avvenuta a luglio del 2020, Pioli ha rinforzato certezze ed autostima, è cresciuto notevolmente a livello caratteriale e a livello tattico, imparando a leggere le partite come uno stratega quasi perfetto. La gestione delle ultime 4 gare di questo campionato, ad esempio, è stata eccellente, un misto di lucidità, carica e consapevolezza che ha permesso ai rossoneri di vincerle tutte e mantenere il vantaggio in classifica su un’Inter data dai più come la grande favorita per lo scudetto. Pioli si è rivelato allenatore capace di modellare anche lo schema tattico e tirar fuori il meglio da ogni giocatore.

Meriti

Chiunque è coinvolto nel Milan, perfino Rade Krunic (titolare nelle ultime due partite ma quasi sempre destinato a giocare manciate di minuti ogni tanto) ha detto che si sente talmente dentro il gruppo che per lui giocare un minuto o tutta la partita non fa differenza. Nessuno esce scontento nelle sostituzioni, nessuno polemizza, Pioli è il papà buono che sa anche quando dire di no. Sono suoi moltissimi dei meriti che hanno riportato il Milan a giocarsi lo scudetto dopo dieci anni di sofferenze e di classifiche quasi sempre anonime.

Altro

Quasi tutti i calciatori, poi, sono migliorati con il tecnico emiliano: Leao è riuscito, finalmente, a dar sfogo a tutte le sue immense qualità, Calabria ha sostituito il suo atteggiamento remissivo con la grinta e la sostanza, Kalulu da oggetto misterioso è diventato perno della difesa assieme a Tomori, ex scarto del Chelsea. Meriti, naturalmente, anche alla società che ha fatto lavorare con calma la dirigenza, bravissima a sua volta a scegliere e poi ad acquistare elementi funzionali ad un progetto che è esploso forse prima del tempo ma che ha riportato in fibrillazione la parte rossonera di una Milano impazzita.

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