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Analisi

Si fa largo il Milan da battaglia

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Si diceva: bello e forte con le grandi, lezioso e a volte distratto con le formazioni di medio-basso livello. E invece, sabato sera in casa della Sampdoria, il Milan si è scoperto pure cinico, grintoso e battagliero, arrivando a vincere una partita che si era messa in discesa grazie al guizzo di Messias, ma che si era poi complicata per l’espulsione di Leao, il pareggio e la crescita di una Sampdoria inizialmente annichilita dallo strapotere e dalla classe milanista, ma poi ringalluzzita dalla superiorità numerica e dalla possibilità di venire a capo di una sfida fin lì impari.

Qualità

E così, il Milan bello e spettacolare ha lasciato spazio ad una versione più “ignorante”, fatta di palloni amministrati con esperienza, spallate, spinte, contrasti duri, anche sofferenza come quando nel finale i padroni di casa erano scatenati ed avevano cinto d’assedio l’area di rigore dei campioni d’Italia, bravi a non perdere la testa e cambiare registro tattico. I rossoneri hanno difeso bene in inferiorità numerica, anche se forse dall’80’ in poi ha subìto troppo la squadra di Giampaolo che proprio nel finale ha sfiorato il 2-2 in un’azione tanto concitata quanto pericolosa.

Mentalità

Un Milan comunque ormai consapevole di essere tra le compagini più forti del campionato, se non la più forte. La formazione di Pioli sa quello che vuole, ha la mentalità della grande, ottiene (o comunque prova ad ottenere) il risultato unendo classe, tattica e spirito, infischiandosene di essere brutto quando è necessario esserlo, ma tenendo sempre d’occhio quel gioco che difficilmente viene snaturato. Essenziali a Genova gli uomini di maggior esperienza come Giroud che ha tenuto alta la squadra nel finale guadagnando falli e calci d’angolo, Calabria e Kjaer, quegli stessi elementi che saranno necessari contro Dinamo Zagabria e Napoli per altri due snodi cruciali della stagione.

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