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Analisi

Pioli ha ancora in mano il suo Milan?

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Quando Stefano Pioli arrivò a Milanello nell’ottobre del 2019 il popolo milanista valutò con enorme scetticismo la scelta di una società che sembrava (e probabilmente era) allo sbando. La storia ha poi detto che l’allenatore emiliano si è preso rivincite e rivalse coi fiocchi, trasformando una squadra timida in un’armata capace di tornare a vincere lo scudetto dopo 11 anni di attesa e di magoni. Ora la situazione è nuovamente cambiata, il Milan è piombato nell’ultimo mese in un’involuzione pazzesca, perdendo in un sol colpo quasi tutti gli obiettivi stagionali.

Testa

Il problema dei rossoneri, ormai è evidente, sta nella mente di un gruppo che si è misteriosamente e terribilmente sciolto dopo i due gol incassati contro la Roma lo scorso 9 gennaio, passando in 5 minuti dal 2-0 al 2-2 contro i giallorossi. Da lì il meccanismo quasi perfetto di Pioli si è inceppato ed il tecnico non è riuscito ancora a rimetterlo a posto, anzi, gli ingranaggi sembrano scappargli dalle mani ad ogni intervento, sparpagliandosi sul tavolo da lavoro. Contro l’Inter, poi, l’allenatore ha provato l’accrocco, ha avvolto tutto nello scotch sperando che la toppa reggesse. E non ha retto.

Dubbi

Ed ora la domanda che in molti si fanno è: ma Pioli ha ancora in mano il gruppo come lo aveva fino a qualche settimana fa? Al termine del derby, il tecnico milanista è apparso abbattuto, quasi sfiduciato, come se ormai navigasse a vista, andando a tentoni e sperando di pescare nel mazzo il jolly vincente. E non è un caso che proprio quei calciatori da lui rivitalizzati negli ultimi tre anni come Calabria e Leao, vivano oggi un preoccupante ridimensionamento. Pioli aveva puntato sull’orgoglio dei suoi giocatori, li aveva spronati e convinti della propria forza, ora forse questo stimolo non basta più, ora forse lo stesso Pioli teme sé stesso più degli avversari.

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